Back reshoring: nuove opportunità per le imprese italiane del Made in Italy

Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad intensi processi di delocalizzazione produttiva in favore di contesti esteri connotati da rilevanti vantaggi comparati in termini, ad esempio, di costo della manodopera e delle materie prime.

Tuttavia, più di recente, tale processo sembra registrare un'inversione di tendenza, definita back-reshoring, che vede rientrare nel Paese di origine le attività produttive precedentemente esternalizzate da parte di rilevanti gruppi imprenditoriali. Negli Stati Uniti tale fenomeno è ormai una realtà consolidata, grazie anche agli incentivi pubblici e al ribasso dei costi relativi all'approvvigionamento energetico.

Il dato interessante è che anche nel nostro Paese si sta assistendo ad un cambiamento in tal senso. Un recente studio ha dimostrato come alcune rilevanti imprese italiane (es. Furia, Nannini, Beghelli) abbiano lasciato i Paesi in cui si erano insediate per rientrare nel Bel Paese. Le motivazioni alla base di una simile scelta sono molteplici.

Senza dubbio, allo stato attuale il costo del lavoro è stato surclassato dai costi logistici. Unitamente a ciò, le imprese appaiono sempre più guardinghe nei confronti dell'instabilità politica e, quindi, del rischio Paese che contraddistingue i contesti esteri. Inoltre, la delocalizzazione produttiva può erodere il capitale di immagine legato al cosiddetto effetto "made in" (Maizza, 2014).

Il dato eclatante è che l'Italia appare al primo posto tra i paesi europei interessati dal back-reshoring, seconda soltanto agli Stati Uniti d'America. Il 40.7% dei 194 casi europei di "rimpatrio" riguarda aziende italiane, operanti - nella maggior parte dei casi - nei Settori Classici del made in Italy: tessile e calzaturiero (43%),l 'elettrotecnico ed elettronico (18,6%), automotive (5,8%) mobili e componenti d’arredamento (5,8%), dal settore biomedico(4,7%), salute e benessere (4,7%), meccanico (4,7%) (Dl Legge» 2015).

Occorrerà monitorare ancora ll fenomeno prima di poter dire se avrà un impatto su larga scala o resterà una scelta imprenditoriale di pochi. Certo è che il back-reshoring può rappresentare una strategia concreta per sostenere la competitivita dell'industria manifatturiera italiana in un momento in cui i paesi emergenti non offrono più le stesse certezze di qualche anno fa.

Difatti, avvicinare le imprese ai paesi di origine significa ridurre drasticamente i tempi di rlsposta al mercato, aggiungendo valore alla produzione grazie ad una maggiore flessibilità e all’enfasi sull’italianità della produzione. Le politiche di sostegno del made in Italy possono rappresentare un incentivo importante per il rimpatrio delle attivita.

Tuttavia, le imprese devono necessariamente effettuare un ripensamento delle proprie strategie internazionali che premi la piena valorizzazione del|’origine delle produzioni, un asset decisivo per competere con successo nei mercati globali.

Riferimenti di legge A. (2015), Back-reshoring:opportunità per l’ltalia, in www.leurispes.it Maizza A. (2014), ll back-reshoring per il rilancio del made in Italy, in www.managementnotes.it